- Edmondo DE AMICIS,
L'idioma gentile, 1905, cap. II: "usava nella più parte dei casi il modo francese anche sapendo il modo italiano, poichè in ogni parola o frase di quella lingua egli sentiva o diceva di sentire una sfumatura di significato (una nuance, diceva sempre) che nella nostra lingua non si poteva rendere". Cfr. Biasci 2012.