mito

s. m. narrazione sacra di gesta e origini di dei e di eroi.
av. 1306 [GRADITe av. 1853]
- Iacopone da Todi, Laude. L’omo fo creato vertuoso, av. 1306, cit. dall'ed. di F. Mancini, Roma-Bari, Laterza, 1980, vv. 433-436: "De la Fede e de lo Consiglio / lo Povero de spirito né nato; / Fortezza e Temore fatt'ò figlio, / beato Mito en tutto desprezzato".
Cfr. Pierluigi Ortolano, Il mito tra lingua, letteratura e comunicazione, in "Bérénice", n.s., a. XXVII, n. 62, 2022, pp. 65-80: la BIZ propone il 1306 come termine ante quem per la prima attestazione del sostantivo mito, poi, così testimoniato fin ora, mito sembra ricomparire all'inizio del XIX secolo; sarà anche Giacomo Leopardi nello Zibaldone di pensieri a riproporre la voce (1832, ma testo del 31 gennaio/1° febbraio 1829).
L'articolo analizza i percorsi linguistico-letterari del termine mito, soffermandosi sulla sua evoluzione semantica e sulla fraseologia (essere un mito, mitico).
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Scheda di redazione - 16/11/2022