loscheggiato
part. pass. guardato storto, in modo torvo.
1879
[GRADIT av. 1910]
- Carlo Dossi,
Goccie d'inchiostro, si cita da Id., Opere, a cura di D. Isella, Milano, Adelphi, 1995, p. 414: "Distratto dalle quotidiane meschinìssime cure della famiglia, con un occhio alla pèntola aspettata dai tuòi figliuoletti e l'altro alla tua letteraria coscienza, avresti tutta la vita, per dir così, loscheggiato, di te insoddisfattìssimo".
La parola è attestata nella prosa De consolatione Philosophiae, pubblicata dapprima nell'appendice letteraria del giornale romano "La Riforma" (9 maggio 1879) in forma “prossima se non identica a quella definitiva” (Isella), poi in Goccie d’inchiostro (1880). Il verbo loscheggiare è lombardismo costruito sul loscà i oeugg ‘strabuzzare gli occhi’ (cfr. D. Isella, La lingua e lo stile di Carlo Dossi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1958, pp. 30, 137). Ricorre anche nella Desinenza in A.
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Ludovica Maconi - UniUPO - 07/09/2017