locandiera
s. f. moglie di un locandiere.
1642
[BIZ 1642 (F. Pallavicino), DELIN 1686 (P. Segneri) "locandiere", GDLI (C. Goldoni)]
- Ferrante Pallavicino,
La retorica delle puttane, composta conforme li precetti di Cipriano, dedicata alla università delle cortegiane più celebri, in Cambrai [ma: Venezia], [s.n.], 1642, Lezione 12 [cit. dall'ed. a cura di Laura Coci, Parma, Fondazione Pietro Bembo - Guanda, 1992]: "[...] Non abbia a schifo l'avvalersi di questi sensali, ancorché le donne di riputazione fingano d'abborire questi mezi termini usati secretamente per avere utile estraordinario, o quale si propone da una interessata ingordigia. Le locandiere sono ottime in questo esercizio, poiché tra gli forastieri che capitano nelle sue camere abbattonsi sempre alcuni polacchi, li quali cadono nelle reti ad occhi aperti, spendendo quanto altri vole".
- Gennaro Antonio Federico,
La locandiera. Scherzo comico per musica da rappresentarsi in questo nuovo famoso Real Teatro di S. Carlo, nel dì 10. di luglio del corrente anno 1738, [S.l., s.n.], 1738, I, 2: "Eh sta allerta: se mi trova (al cameriere, il quale intanto finisce di vestirlo.) / la locandiera qui, son rovinato".
Cfr. Fabio Rossi, L'italiano (buffo) pregoldoniano: tra "Umgangssprache" e "Bühnensprache", con oltre cento retrodatazioni, in "Studi di lessicografia italiana", vol. XXXVIII, 2021, pp. 173-219.
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Scheda di redazione - 20/11/2021