fare penitenza senza peccato
loc. verb. subire conseguenze spiacevoli senza propria colpa.
1349-53
[GDLI av. 1579 (A. Piccolomini)]
- Giovanni Boccaccio,
Decameron, 1349-53, II, 8: "Ma Iddio, giusto riguardatore degli altrui meriti, lei nobile femina conoscendo, e senza colpa penitenza portar dell’altrui peccato, altramenti dispose: ed acciò che a mano di vile uomo la gentil giovane non venisse, si dée credere che quello che avvenne egli per sua benignitá permettesse".
- Angelo Poliziano,
Rime, av. 1494, LIX, 3: "io porto penitenzia del peccato / ch'altri ha commesso con mio detrimento".
Cfr. Davide Puccini, Nuove retrodatazioni quattrocentesche, in "Lingua nostra", vol. LXXII, fasc. 3-4, 2011, pp. 80-83.
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Scheda di redazione - 31/03/2024