extra

s. m. dal lat. extra, il soprappiù, ciò che si consuma fuori del previsto.
1720 [DELIN 1908 (Panzini)]
- Giovanni Maria Vidari, Il viaggio in pratica o sia corriero veridico overo Istruzione generale per tutte quelle persone, che volessero viaggiare per tutte le strade, e poste d'Europa [...]. Aggiunto in Italia alcune cose più essenziali di molto profitto a forastieri, e corrieri da Francesco Ricciardo, Napoli, nella nuova Stampa di Francesco Ricciardo, 1720, seconda sezione, pp. 257-258: "pagando piachi dieciotto al pasto, ch'è come un testone però senza vino, quale si paga extrà"; p. 261: "mangiando a parte si pagaranno due fiorini e mezzo per persona il pasto senza il vino, quale si paga extrà"; p. 316: "s'accordò per la prima tavola a nove schellini e mezzo per persona il giorno compreso il vino, stanze, e letti, e fuoco in sala, e per la seconda [tavola] cinque senza il vino, pagandolo extra".
Cfr. Sanzio Balducci, Retrodatazioni lessicali italiane, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2002. Per la ricostruzione etimologica cfr. DELIN, che attesta il termine av. 1600 (G. Bruno) come avverbio.
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Scheda di redazione - 20/10/2020