diradare

v. tr. diventare o rendere meno folto, spesso, sodo o denso.
1282 [GRADITe av. 1321]
- Restoro d'Arezzo, Composizione del mondo colle sue cascioni, 1282 (aret.): "e anco secondo lo semenatore che lavora lo campo ch'era sodo, che 'l derada e ensollescelo collo lavorio perché la radice de la semente li possa mellio entrare; e anco perché l'acqua e l'aere li possa mellio entrare per crésciare e per inumedire la radice de la planta".
- DANTE Alighieri, Commedia, Purg., c. 1.123, av. 1321 (fior.): "Ricorditi, lettor, se mai ne l'alpe / ti colse nebbia per la qual vedessi / non altrimenti che per pelle talpe, / come, quando i vapori umidi e spessi / a diradar cominciansi, la spera / del sol debilemente entra per essi...".
Vai alla voce del TLIO
---
Scheda di redazione - TLIO - 30/08/2022