contenersi

v. intr. pronom. comportarsi.
1686 [GRADITe]
- Paolo Segneri, Lettere inedite al granduca Cosimo terzo, tratte dagli autografi, a cura di Silvio Giannini, Firenze, F. Le Monnier, 1857, lettera del 22 ottobre 1686, p. 64: "Desidero che mi accenni come abbia io da contenermi nella risposta per non errare".
- Francesco Redi, Opere, vol. V, Milano, dalla Società Tipografica de' Classici Italiani, 1811, Lettera al sig. Alessandro Marchetti, 26 luglio 1689, p. 363: "come mi devo contenere nel rispondere a questo virtuosissimo cavaliere".
- Gasparo Gozzi, Lettere familiari inedite, riordinate e di nuovo date in luce dall'abate Angelo Dalmistro, Venezia, dalla Stamperia Palese, appresso Angelo Cominotti, 1808, tomo II, p. 359: "Considerate un poco il caso mio, e ditemi in qual forma debbo contenermi".
- Giuseppe Giusti, Su la vita e le opere di Giuseppe Parini. Discorso, in G. Parini, Versi e prose, con un discorso di G. Giusti intorno alla vita e alle opere di lui, Firenze, F. Le Monnier, 1846, p. LII: "Nelle case ove fu precettore si contenne con dignità".
Cfr. Sanzio Balducci, Retrodatazioni lessicali italiane, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2002. Balducci cita da Alfonso Cerquetti, Studj lessicografici e filologici, Forlì, F. Marinelli editore, 1868, s.v. "Contenersi. In luogo di comportarsi... Avverti che non è molto corretto. Il Rodinò cita un esempio solo del Redi, ma non mi pare che basti. Ugolini. - Al contrario, mi pare che la precitata sentenza sia rigorosa di troppo: come può vedersi ne' seguenti esempj, da aggiungere a quello del Redi [...]".
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Scheda di redazione - 02/03/2021