ammazza

inter. vc. di orig. dial., da ammazzare nel senso pop. ammirativo e di sorpresa.
1955 [GRADITe 1959]
- Pier Paolo PASOLINI, Ragazzi di vita, Milano, Garzanti, 1955: "Gli altri giovanotti che indugiavano chi nudo, chi con gli slip penzoloni, chi pettinandosi davanti allo specchietto, chi cantando, se li guardavano con la coda dell’occhio come per dire: 'Ammazza quanto so' gajardi'"; "Agnolo allora prese la rincorsa e si tuffò. 'Li mortacci tua!' gridò Marcello vedendolo cadere tutto di sguincio con la pancia. 'Ammazzeme,' gridò Agnolo risortendo col capo in mezzo al fiume, 'che panzata!'".
- Elia Marcelli, Li Romani in Russia, Roma, Bulzoni, 1988: "Ammàzzece – fo io – che criminali! / Quanti carci stanotte j’âmo dato!".
Cfr. Paolo D'Achille e Anna M. Thornton, "Ammazza", che caldo!, consulenza linguistica di Crusca del 7 agosto 2020.
Nello Zingarelli 2020 l'interiezione viene datata 1870 (anteriormente dunque alle forme, pure registrate, ammazzalo e ammazzete, datate rispettivamente 1923 e 1955), ma si tratta di una datazione basata su una falsa attestazione (cfr. P. D'Achille, Note sulla costituzione del lessico italiano: aspetti generali e casi particolari, in Parola. Una nozione unica per una ricerca multidisciplinare, a cura di Benedetta Aldinucci et al., Siena, Edizioni Università per Stranieri di Siena, 2019, pp. 1-20).
Cfr. anche Paolo D’Achille, Anna M. Thornton, Storia di un imperativo divenuto interiezione: "ammazza!", in "’E parole de Roma". Studi di etimologia e lessicologia romanesche, a cura di Vincenzo Faraoni e Michele Loporcaro, Berlin/Boston, De Gruyter, 2020 ("Beihefte zur Zeitschrift für romanische Philologie", 445), pp. 163-194.
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Paolo D'Achille - UniRoma3 e Accademia della Crusca - 13/12/2023