ad unguem
loc. avv. alla perfezione, in maniera rifinita.
1460
[DELIN 1630 (Galileo Galilei)]
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Lettera del 23 maggio 1460, riportata in Epistolarium Honorati Caietani [...], Val di Pesa, Stianti, 1926, p. 80: "de questo, che da sua signoria ve è stato promisso, ve sarrà observato ad unguem".
- Matteo Maria BOIARDO,
Lettera, del 16 agosto 1487, riportata in E. Monducci, Matteo Maria Boiardo: la vita nei documenti del suo tempo, Modena, Aedes Muratoriana, 1997, p. 153: "domandandoni che vogliamo commettere che dicto decreto sia observato ad unguem".
- Pietro ARETINO,
Il Manescalco, at. II, sc. 11, 1527, in Teatro di Pietro Aretino, Lanciano, Carabba, 1914, p. 37: "Io ti volea ragguagliare ad unguem de la tua uxore".
Cfr. F. Montesanti, Latinismi non adattati (lettera A, parziale), in "AVSI", vol. I, 2018, pp. 148-149.
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AVSI - Archivio per il Vocabolario Storico Italiano - 05/06/2019